Cos’è che accomuna tutti gli scout del mondo? Non sarà certo l’uniforme: c’è chi l’ha blu, chi verde e marrone, chi indossa i jeans, chi la camicia, chi la felpa…tra la varietà di questi indumenti, però, ce n’è sempre uno che indossano tutti: il foulard! Certo non è portare un fazzoletto al collo che fa l’essere scout, ma quel fazzolettone è un simbolo: racchiude i valori in cui gli scout credono e di cui sono portatori!

I valori su cui gli scout promettono sono racchiusi nel testo della promessa e negli articoli della Legge Scout.

  1. La parola di uno scout è sacra
  2. Lo scout è leale forte e coraggioso
  3. Lo scout è buono e generoso
  4. Lo scout è amico di tutti e fratello di ogni altro scout
  5. Lo scout è cortese e tollerante
  6. Lo scout rispetta e protegge i luoghi, gli animali e le piante
  7. Lo scout è coscientemente disciplinato
  8. Lo scout è sempre sereno anche nelle difficoltà
  9. Lo scout è sobrio economo, laborioso e perseverante
  10. Lo scout è puro nei pensieri, corretto nelle parole e negli atti

  1. Tante volte, anche nei film, è spesso usata come battuta: parola di boy scout! C’è del vero: uno scout è affidabile, rispetta gli impegni presi, si assume la responsabilità – letteralmente la capacità di rispondere – di ciò che dice, di ciò che fa.
  2. Lo scout vive la legge, perciò è leale perché cerca di rispettarla, a partire dalle regole nei giochi e in qualsiasi contesto a cui appartiene. In questo risiede la sua forza, che quindi non è una forza fisica, ma la resistenza di chi si fortifica perché non si arrende ai primi insuccessi. Per i lupetti l’articolo suona così: il lupetto non cede a se stesso. Non si arrende cioè alle sue piccole debolezze, non si rassegna se sbaglia, ma riprova e qui, dicevo, risiede la forza di uno scout, che è anche coraggioso. Interpreto il coraggio come la virtù di cui parla Aristotele, cultore della teoria del giusto mezzo. Uno scout conosce e vive la virtù del coraggio nel senso che si mantiene lontano dagli eccessi: uno scout non ha paura di qualsiasi cosa, ma non è neanche un impavido sprezzante del pericolo. È coraggioso!
  3. Uno scout è buono e a spiegarne il senso è proprio il fondatore dello scoutismo Baden Powell. Il quale dice che uno scout non è passivo essendo buono ma è attivo facendo del bene. Mi capita spesso di incitare i ragazzi, anche a scuola, a fare del bene, quantomeno a loro stessi. A volte ad un richiamo, mi dicono: “ Prof, ma non stavo facendo niente!” “Appunto – rispondo – cerca invece di essere attento alla spiegazione!” Il bene non si ottiene non facendo niente di male, ma operandolo. Facendo attivamente qualcosa di buono, per sé, per gli altri, per il mondo che ci circonda. E quando facciamo il bene, possiamo vedere l’eccezione alla regola di prima (ve la ricordate? Ogni eccesso è un difetto!) perché il bene si può fare in maniera abbondante, senza per questo sbagliare mai, uno scout è generoso: fa il bene più che può.
  4. Il terzo articolo non va interpretato alla lettera. Gli scout non sono tutti amici e perciò felici. Gli scout tendono ad avere un rapporto amicale con tutte le persone con cui vengono in relazione, significa che uno scout parla bene degli altri e con loro, si comporta bene e cerca di fare il bene degli altri, come si fa con gli amici. Naturalmente uno scout ha delle preferenze e si sceglie i suoi amici e non è detto che gli scout siano necessariamente amici tra loro, ma sicuramente sono fratelli e sorelle: fanno parte della stessa famiglia, crescono ispirandosi agli stessi valori. Gli scout sono tra loro fratelli e sorelle proprio perché, come nella propria famiglia naturale non c’è stata possibilità di scelta (ognuno di noi è venuto al mondo in una famiglia determinata e si è trovato ad avere fratelli o sorelle o entrambe o nessuno), così quando una persona sceglie di iscriversi agli scout, di fare parte di questo movimento, non può scegliere i suoi compagni di viaggio, entra a far parte di una famiglia e la accetta perché ne condivide e ne vive i valori.
  5. Lo scout è cortese. Originariamente l’aggettivo stava ad indicare colui che sa avere i comportamenti giusti a corte. La nostra corte è la società civile. Uno scout, allora, sa comportarsi come si conviene nella società: civilmente. Uno scout è anche tollerante non nel senso che sopporta tutto e tutti, ma perché si sforza di comprendere l’altro e di mettersi nei suoi panni, nelle sue scarpe, di assumere l’altrui punto di vista.
  6. Lo scout è sempre in azione, quindi non si limita a rispettare nel senso di non arrecare danno a luoghi, animali, piante, ma li protegge. Sono stata presa in giro per quante volte ho corretto chiunque, scout o meno, vedessi gettare una carta a terra. Una volta addirittura ne ho riportata una deliberatamente lasciata cadere a terra per strada da uno sconosciuto, apostrofandolo: “Signore, credo le sia caduto questo foglio!”
  7. Per il settimo articolo, mi soffermerei più sull’avverbio coscientemente che sull’aggettivo disciplinato. È chiaro che c’è qualche riferimento all’arte militare: lo scoutismo nasce come organizzazione paramilitare. Ma l’avverbio suggerisce che lo scout si autodisciplina. Quindi è consapevole dell’importanza delle regole e sa che comportamento avere non perché lo dice il suo superiore, o i genitori, o qualsiasi altra autorità esterna. La morale scout è autonoma, non viene da altri ma da se stessi.
  8. Eccomi all’appuntamento con l’articolo della Legge che chiamavo sempre in causa, da esploratrice quando i miei educatori chiedevano qual era il punto della Legge con cui ci confrontavamo più difficilmente. Io non capivo come continuare a mantenere il sorriso e la positività nei momenti difficili! La legge non chiede questo, ma di mantenere serenità: anche i brutti momenti passeranno e lasceranno spazio e tempo ad altri. E forse i momenti che verranno dipendono anche da come io decido di vivere quelli che li precedono. Senza fretta, ma anche senza ansia e disperazione. Con il tempo sto imparando che la vita è un tutto. Tutto va vissuto, nel bene e nel male, ma con la consapevolezza che anche i momenti difficili, anzi forse proprio quelli, sono formativi. Mi sforzo, allora, di comprendere cosa mi stanno dicendo gli ostacoli che incontro sulla mia strada, così ritrovo un po’ di serenità per affrontare i momenti difficili che non posso e oggi, non voglio, evitare!
  9. Lo scout è sobrio, non perchè non beve, ma nel senso che è lucido nelle scelte da prendere, è economo non perché non spende e risparmia, ma perchè non è avaro, ma neanche spendaccione, di soldi, come di sentimenti. È laborioso perché: sa che nel lavoro si misura il suo valore. Uno scout persevera perché non si arrende alle prime difficoltà e agli insuccessi che ci formano e ci caratterizzano, a volte più dei nostri successi.
  10. Lo scout cerca di essere coerente. Credo ci sia identità tra essere pensiero e linguaggio. Quindi uno scout cerca di pensare in modo puro, di esprimersi e di agire correttamente, altrimenti vivrebbe male: sarebbe incoerente (pensa male e dice e agisce bene o viceversa) e vivrebbe male. Invece il Bene, come attività, è il valore che ispira tutta la legge scout.

Ora però sfido chiunque a dire che, scout o no, vive impersonificando in tutte le proprie azioni, i punti della legge scout. Sarebbe un super eroe e invece siamo esseri umani: fragili, imperfetti e per questo perfettibili, tendiamo cioè a raggiungere la perfezione. E anche se siamo consapevoli che non la raggiungeremo mai, è in questa tensione e in questo sforzo, che viviamo i valori dello scoutismo.

 

Camilla Maggiore